Andare a cercare funghi rappresenta un’attività salutare, piacevole e anche molto utile per portare in tavola autentiche delizie offerte dalla natura. Tuttavia, è fondamentale avere una conoscenza approfondita delle diverse specie per evitare rischi di intossicazione o avvelenamento: solo chi possiede una solida base di riconoscimento può permettersi di raccoglierli e cucinarli con sicurezza; in caso di dubbi, è sempre meglio astenersi. Ma quali sono le zone d’Italia dove si possono trovare i funghi più pregiati?
Cercar funghi da Trieste in giù…
Se vivete in Friuli, in particolare nella zona di Tolmezzo, potrete imbattervi nel gustoso e versatile Chiodino. Attenzione però: la raccolta è regolamentata e richiede un’apposita autorizzazione, che si ottiene pagando una tassa. In Valle d’Aosta, invece, i boschi regalano i rinomati e saporiti funghi porcini, tra i più apprezzati dagli intenditori.

Il porcino è senza dubbio uno dei funghi più conosciuti e diffusi sulle nostre tavole, capace di impreziosire ogni ricetta con il suo profumo e sapore inconfondibili. La sua presenza si estende dalle Dolomiti fino all’Emilia-Romagna, dove la celebre Strada del Fungo Porcino attraversa la Val di Taro, per poi proseguire verso l’Umbria e la Calabria, regioni che vantano una lunga tradizione di raccolta ed esportazione.
A Palermo, nel suggestivo Parco delle Madonie, una semplice escursione può trasformarsi in una vera e propria avventura micologica: qui si possono incontrare centinaia di specie diverse, alcune di grande pregio. Se amate le altitudini e il trekking, in primavera potreste imbattervi nel raro Basilisco, un fungo pregiato dal nome evocativo, che nulla ha a che vedere con le creature leggendarie, ma che rappresenta una vera rarità per gli appassionati.
Non solo porcini
I Pinaroli, come suggerisce il nome, crescono alla base dei pini del Monte Nerone, nella provincia di Pesaro. Sono considerati parenti stretti dei porcini, grazie al loro sapore intenso e ricercato. Sul vicino Monte Acuto, invece, si possono trovare i pregiati Porcini neri e i deliziosi Ovuli. In Liguria, chi desidera andare a funghi deve spingersi verso la zona del Tigullio, dove la biodiversità micologica è particolarmente ricca.

Proprio qui, nei pressi del Golfo, cresce lo Spinarolo, conosciuto scientificamente come Calocybe Gambosa: una vera prelibatezza, rara e molto ricercata, dalle dimensioni contenute ma dal sapore straordinario. Ottimo sia cucinato in umido che conservato sott’olio. Altre specie come Mazze di tamburo, Gallinacci e Prataioli, pur essendo considerate meno pregiate, sono comunque molto gustose e diffuse in tutta Italia.
Nel Parco del Pollino, tra Calabria e Basilicata, si possono trovare numerose varietà di porcini, oltre a Russule e Lactarius, che arricchiscono la biodiversità locale. In Sicilia, oltre al già citato Parco delle Madonie, anche le pendici dell’Etna sono un luogo privilegiato per la raccolta: qui cresce l’Amanita Cesarea, nota anche come Fungo d’uovo, considerata una delle specie più pregiate in assoluto.
Funghi rari e dove trovarli
La Morchella dunarii è una specie di fungo ormai quasi scomparsa, tanto da essere considerata a rischio di estinzione e quindi assolutamente da non raccogliere. Conosciuta anche come Spugnola mediterranea, si distingue per il suo cappello dalla forma insolita e dall’aspetto quasi alieno. Compare precocemente in primavera nei terreni calcarei sotto pini e lecci, tipici dell’area mediterranea, e il suo colore si scurisce con l’età.

In regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, è possibile imbattersi nel raro Boleto Blu, che predilige i boschi di faggi, pini e querce. Questo fungo, simile nell’aspetto al porcino, ha la particolarità di assumere una colorazione blu intensa quando viene toccato. Il gambo è molto duro, ma il cappello è commestibile e la raccolta avviene soprattutto nei mesi più caldi.
Tra i funghi dai colori vivaci spicca anche il Cantharellus friesii, detto Finferlo aranciato, caratterizzato da una tonalità arancione brillante. È ormai quasi scomparso dai nostri boschi, ma si può ancora trovare in presenza di conifere, faggi e castagni, soprattutto nelle aree montuose del Nord Italia. Anche in questo caso, la raccolta è fortemente sconsigliata per preservare la specie.
E il tartufo?
Il tartufo è un fungo ipogeo, cioè cresce sotto terra, ed è considerato una delle eccellenze gastronomiche italiane, sia nella varietà nera che in quella bianca. La sua ricerca è una vera e propria arte: alcuni si affidano a cani addestrati, altri fanno leva sull’esperienza personale e sulla conoscenza del territorio.

Dalle Langhe piemontesi alle colline marchigiane, i territori vocati alla raccolta del tartufo sono numerosi, ma è fondamentale saperli individuare. Le piante simbionti del tartufo sono principalmente querce, tigli, salici e pioppi bianchi per la varietà bianca, mentre per il tartufo nero si prediligono noccioli, carpini e quercia rossa.
La ricerca del tartufo non è mai garantita, poiché dipende da numerosi fattori come l’umidità del terreno e le condizioni climatiche. Esistono anche coltivazioni specializzate, ma richiedono competenze specifiche per ottenere buoni risultati. In ogni caso, dalle celebri zone di Alba e Val Bormida, passando per l’Oltrepò Pavese, Cividale, la Montagnola Senese fino alle Madonie, la caccia al tartufo rimane sempre un’esperienza affascinante e ricca di soddisfazioni!